15I robot e le piante possono comunicare tra di loro per costruire dei muri verdi e creare nuovi spazi architettonici?
Questa è l’ipotesi che stanno affrontando gli scienziati di l’Università di Lubecca. Biologi, architetti, informatici e specialisti della robotica del progetto di ricerca europeo “Flora Robotica” stanno studiando come i robot e le piante possono interagire per costruire strutture architettoniche.
Immaginate di vivere in una casa costruita non con mattoni o cemento, ma edificata tramite una struttura che è un mix di piante e robot, il tutto ottenuto grazie a sensori, LED e computer.
A Lubecca scienziati del progetto di ricerca europeo Flora Robotica stanno studiando come i robot e le piante possono interagire per costruire strutture architettoniche. Una visione futuristica, ma non impossibile.
Mostafa Wahby, esperto di robotica presso l’Università ci spiega che le piante sono attratte da luci blu. “Ogni piccolo robot ha 6 LED. La luce blu attira le piante e può aiutare la loro in determinate direzioni. I robot possono anche percepire se le piante stanno reagendo a questo meccanismo e quindi possono comunicare tra loro, così un altro robot inizia a emettere altra luce blu per attirare le piante in un’altra direzione.”
“Il robot può prelevare ulteriori dati del sensore dalle piante. In pratica se la pianta è un po’ più vecchia, il robot può appoggiarsi a queste quando hanno una struttura legnosa e osservare tutto da lì”, aggiunge Heiko Hamann, coordinatore del progetto “Flora Robotica”.
I ricercatori vogliono trovare le giuste condizioni affinché robot e piante possano cooperare per avere strutture auto-organizzate in cui le persone potrebbero eventualmente anche viverci.
Il problema chiave è insegnare ai robot a far crescere le strutture, per conto loro.
“Prendiamo come riferimento le piante naturali: crescono mentre si muovono verso la luce, noi vogliamo sapere se possiamo ripetere lo stesso comportamento con i robot, vogliamo che questi possano coordinarsi tra loro, in modo da costruire insieme strutture dirette verso la luce”, ci fa notare il ricercatore Mohammad Divband Soorati